“Il mondo non si è fermato mai un momento…” cantava Jimmy Fontana nel “il mondo”, suo grande successo del 1965. A distanza di 46 anni questa canzone tiene botta, alla grande. Anche se oggi è tutta un’altra musica.
Ma il successo di una melodia o di una canzone, penso io, sta nella sua capacità di adattarsi alle nostre vite, di sembrare che sia stata scritta solo per noi, per un momento preciso, speciale della nostra vita. Poco importa che non sia il nostro genere o il nostro cantante preferito.
Quando Jimmy Fontana attacca con quel “Gira, il mondo gira”, dai, chi volete che resista? A me un po’ di magone viene. Quel magone buono, che ti fa cantare anche se sei stonato, con la braccia aperte verso un pubblico immaginario. Quella sensazione di pizzicore in gola che un po’ vorresti piangere, ma per i pensieri e i ricordi belli che salgono all’improvviso alla mente.
Perché non solo è vero che il mondo gira attorno al Sole (sulla “rivoluzione copernicana” credo che ormai si sia detto tutto :-P), ma gira, gira sempre ed è un bel girare. Gira talmente tanto che poi a uno viene da dire: ”Fermate il mondo, voglio scendere!”. Ma non è mica una giostra. E no.
A volte a me sembra di guardarlo girare da fuori, il mondo. Eppure ci sono nel mezzo, nel centro, nel cuore. Forse io e lui giriamo a velocità diverse o in direzioni opposte, chissà. Forse la mia è un’ostinazione inutile, sterile. Stupida, molto probabilmente. O forse mi girano semplicemente le scatole.
Però che sensazione strana è quella di voler inseguire il mondo, quando tutto quello che è la nostra vita e il futuro è tra le nostre mani. Ho le mie bambine e sono loro il centro del mondo, il cuore della mia vita.
Nell’assurda velocità del mondo che gira e trita tutto e subito, mi scopro in affanno, di corsa, e penso di non avere il fisico per star dietro a tutto. Le notizie, gli eventi, le tendenze, i titoloni in prima pagina. Si insinua, velenoso, il timore di non riuscire a star dietro a tutto, di rimanere indietro, di non farcela, di essere ormai vecchia e di non riuscire più a tenere il passo.
Io però voglio essere morbida. Mi rifiuto di avere gli angoli. Non voglio arrivare da nessuna parte, né prima di altri, né meglio di altri. Voglio solo godere del mio e farne il meglio possibile, senza fretta, senza spericolate velocità.
Mio è anche il sapore del passato, il gusto di ascoltare una canzone che amavano la mia mamma e il mio papà nel 1965. “Il mondo/ Non si é fermato mai un momento /La notte insegue sempre il giorno /Ed il giorno verrà/ Oh Il mondo… ”: mio è il lusso di apprezzare e godere di uno di quei refrain, un signor refrain, come non se ne fanno più.