Dopo aver parlato del suo album d’esordio, Il Momento Perfetto, iPodmania intervista Andrea Nardinocchi, cantautore bolognese e promessa del pop italiano slegato da ogni genere e definizione, reduce dalla pubblicazione del disco e dal Festival Di Sanremo, a cui ha partecipato nella categoria Giovani. Scopriremo le sue tecniche dal vivo, gli strumenti che adopera per i suoi inusuali show, le canzoni che ama, la preparazione al festival. 

Prima di tutto: Come stai? Come ti stai trovando in questa giostra totale che è quest’ultimo periodo?

È una sensazione strana perché sto facendo quello che volevo fare, fondamentalmente, quand’ero piccolo, cioè, mi piaceva l’idea di fare il cantante, la rockstar, ecco. Quindi sto un po’ facendo quello: viaggiare, fare interviste, promozione… …tutto che parte, ovviamente, dal lavoro sulla musica. È come vivere un po’ in un film, come un sogno che avevo immaginato tanti anni fa.

l’intervista con Andrea Nardinocchi continua qui

Ti ci stai trovando comodo in questo film oppure ancora devi abituartici per bene?

Allora… io mi sono accorto che tendenzialmente mi abituo molto in fretta alle cose in generale, nel senso che ho una capacità di adattamento sviluppata. “Abituato” è una parola grossa perché tutte le cose che faccio è come se fossero nuove: è sempre un’esperienza da imparare e da scoprire. Prima tra tutte, ovviamente, Sanremo, come potrai immaginare, dove c’è stato veramente un ritmo forsennato dalla mattina alla sera, è una cosa che credo si possa provare solo lì a Sanremo.

È una specie di corso di formazione intensivo per aspiranti cantanti, cioè, tu vai là e capisci tutto in una settimana, no?

Esattamente, esattamente, sembra proprio un workshop intensivo sui media, ad hoc.

Riguardo il festival, volevo chiederti come è stato far comprendere alle persone che creano, producono, realizzano il Festival di Sanremo, ma anche a chi lo guarda, il tuo stile di composizione e anche la scelta di andare sul palco e cantare Storia Impossibile innestando il tuo solito backup da palco con l’orchestra. È stato semplice o hai dovuto faticare?

No, sicuramente non è stato facile perché a Sanremo non si è abituati a vedere un cantante che porta dietro un computer perché controlla le sequenze e la voce, quindi quello sicuramente è stato qualcosa di nuovo, soprattutto si è avvertito da subito alle prove, la prima volta, a Roma. Poi…si, non è stato facile perché io ho voluto mantenere il più possibile fedele il pezzo, però interagendo con l’orchestra, quindi alle prove a Roma io ero veramente molto nervoso, non sapevo che cosa ne sarebbe venuto fuori. Devo dire però che appena ho sentito iniziare a suonare i ragazzi dell’Orchestra, che sono fantastici, mi sono reso conto che si poteva fare e che probabilmente gli poteva dare anche quel qualcosa in più. Questo è il dentro, la preparazione, com’è arrivato fuori non lo so, sinceramente…

…com’è arrivato fuori posso dirtelo io che ero a casa… a me è piaciuto tantissimo (anche perché io conoscevo già la canzone) e non solo a me, anche a molte persone con cui ho parlato. Più che altro ho notato che l’orchestra ti ha salutato quando sei salito sul palco, ed è una cosa che non fa con tutti…

Ah, davvero? Non lo so, per me è stato abbastanza spontaneo perché sono tante persone con le quali ho provato tante volte durante quel mese, con le quali ho parlato, mi sono fermato a scambiare impressioni, sono sempre stati tutti molto carini con me e ho avuto la libertà di parlare con i singoli individui, dire cosa fare, cosa non fare, come interpretare quella determinata parte… e mi hanno sempre appoggiato e incoraggiato un sacco. Quando son salito, io li ho salutati anche perché stanno suonando con te in quel momento e stanno determinando il risultato di come andrà quella serata, per me è sempre stato normale, nella mia vita, avere un rapporto umano con le persone con cui suono, quindi anche con l’orchestra del festival.

Abbiamo parlato di quello che hai portato sul palco, visto che iPodmania è anche abbastanza specifico sulla tecnologia applicata alla musica, quali sono gli strumenti e i software che utilizzi?

Come strumenti, partendo in modo analitico, utilizzo un computer, una scheda audio e due controller midi che controllano quello che ho impostato nel software, che è Ableton Live: questo, in generale. Fondamentalmente Ableton Live lo utilizzo perché è un po’ l’unico software che si può utilizzare per fare quello che faccio io, anzi mi verrebbe da dire che grazie a questo software ho trovato un modo di portare le mie cose dal vivo senza farle restare un semplice base/voce ma potendo giocare con le produzioni sul momento. Nel software sono contenute sia basi, tracce scarne, sia parti della produzione separate e mi serve per controllare anche gli effetti che io ho sulla voce, sul momento, quindi è come se io fossi mentre suono, una specie di fonico di me stesso, diciamo, sul momento, tant’è che il mio ascolto di riferimento in spia è l’Out, io ascolto sempre quello che ascolta anche il pubblico, non ho un ascolto tarato in modo diverso.

È anche molto interessante vederti suonare, uno sta lì e pensa: quella manopolina chissà a cosa sarà abbinata sul computer, o forse sono io che mi fisso?

*ride* (ndMm)

Visto che ti abbiamo visto a Sanremo, palco pop per eccellenza, un singolo come Un Posto Per Me che non ha genere ben definito, a metà tra pop, cantautorale ed elettronica, ti abbiamo visto suonare all’Hip Hop TV Birthday Party e con le collaborazioni del disco (Marracash e Danti) hai anche toccato di nuovo il mondo dell’Hip Hop, è più semplice o più difficile avere a che fare con una non-etichettabilità di genere?

Penso che sia un qualcosa che ha dei pro e dei contro, come sempre, e probabilmente i pro sono il fatto di poter essere la distinzione, il fatto di distinguersi e non essere associato a qualcosa di particolare. Il contro è che, come hai detto tu, non c’è un genere definito in quello che faccio e anche all’interno del disco, se te ne sei accorto, ci sono vari moduli e anche vari generi musicali, perché poi stringi stringi però ogni canzone ha il suo genere di riferimento.

Ecco, magari ci sono anche più generi nello stesso brano che si mescolano.

Esatto, quindi è un pro dal punto di vista artistico ma è un contro dal punto di vista commerciale.

Parlavi dei moduli che si trovano nel disco, ti riferisci forse a quelle che nei miei appunti ho chiamato “trilogie” dell’album ovvero: dopo l’intro (Il Momento perfetto) c’è la trilogia dei singoli, poi dopo la pausa di Le Labbra Screpolate c’è la fase della pazzia con Tu sei pazzo, Le Pareti e Non mi lascio stare, poi la trilogia dell’amore e la conclusione di Come Stai. Era voluto?

Sai che non è una cosa voluta, è stata una scaletta fatta in modo molto istintivo e…

…potrebbero essere anche tre quadrilogie visto che Il Momento Perfetto si lega a Un Posto Per Me, Le Labbra Screpolate parla di inadeguatezza come le successive e Come Stai parla del rapporto con tuo padre che è comunque una forma d’amore.

C’è un filo che lega un po’ tutto, però è vero che ci sono questi due, tre mondi come hai detto tu. Forse il motivo per il quale all’inizio del disco si trovano Un Posto Per Me, Storia Impossibile e Persi Insieme è perché ho voluto mettere davanti quello che le persone hanno incontrato di me per prima, in modo da dire “io sono questo”, non mi nascondo, quello che ho fatto uscire nei singoli sono cose che mi piacciono di quello che faccio e dopo verrà il resto. Almeno per Un Posto per Me e Storia Impossibile, non so ancora se Persi Insieme sia destinata ad essere un singolo.

L’impressione che si ha ascoltandola è che Persi Insieme sia, a prescindere dalla sua eventuale pubblicazione come singolo, UN SINGOLO. Ovvero che sia stata pensata e prodotta (anche da Michele Canova, produttore di Jovanotti, Tiziano Ferro, Giorgia, Fabri Fibra, Marco Mengoni…) in modo da inchiodarsi nella testa e farsi per tre ore in poi da quando la ascolti. È un po’ una cattiveria. È voluta o è nata così e ti è scoppiata in mano?

È nata come tutte le canzoni, perché io non riesco a scrivere con l’intenzione di scrivere una canzone, magari fosse così, non lo è. Come tutte le canzoni mi è venuta un’idea un giorno, l’ho sviluppata ed è venuto questo. poi sicuramente ammettendo che è l’ultima in ordine di tempo che ho scritto e prodotto perché l’arrangiamento l’ho fatto io e poi è stato risuonato da Michele, è stata una delle ultime cose e sicuramente ho individuato la potenzialità commerciale di questa canzone da subito e ho fatto in modo che venisse realizzata e prodotta in modo che avesse l’aura di un singolo o di un pezzo che potesse andare molto. Perché in quello che faccio, in questo momento della carriera, devo farmi conoscere da molte persone e devo capire quali canzoni della mia musica possano arrivare a molte persone e cercare di rendere quelle canzoni nella maniera più leggibile possibile senza snaturare il mio gradimento e il mio modo di fare musica.

Quando hai scritto la tua ultima canzone?

Penso che sarà il primo singolo del prossimo disco. L’ho scritta l’ultimo giorno di mix, quindi il 25 o il 26 gennaio.

E ora, domanda un po’ marzulliana: come nasce una canzone di Andrea Nardinocchi?

Nasce da sola, perché non faccio nulla per farla nascere, o meglio faccio delle cose delle quali non mi rendo conto. Nasce nella mia testa ed inizia a cantare da sola, poi ad un certo punto mi accorgo che la sto canticchiando nella testa da un po’ senza rendermi conto che è una canzone che non esiste. Quindi mi trovo a dire «ah, ma non esiste!» e mi accorgo che cantando una canzone già con il testo e con la melodia, e poi di solito faccio sempre una faccia strana, se ci sono gente vicino a me…  *ride* …faccio facce di supersorpresa e di entusiasmo cantando queste canzoni appena venute fuori davanti alle persone che mi sono vicine mettendole in forte imbarazzo perché il mio atteggiamento è come se stessi cantando una prossima hit… e le persone non riescono ad apprezzare una canzone la prima volta che lo senti, figurati se la accenni canticchiando.

Quando ti hanno dato il disco, invece, la jewel case con il tuo disco, proprio il CD, cosa hai pensato?

Eh, ho pensato «non piangere, non piangere» perché mi hanno dato il disco mentre mi stavano riprendendo, me l’han fatto apposta. Tralaltro era giorno dell’esibizione a Sanremo ed era venuto a trovarmi mio padre quindi ero lì, con mio padre di fianco, ed è stato un momento di quelli che non dimenticherò mai, ce l’ho già stampato nella mia testa. Poi ero in una stanza d’hotel a Sanremo dove di solito si fanno le interviste, e a fianco a me c’era anche il megaposter con la copertina del mio disco: un botto di immagini che arrivavano nella testa, ma dopotutto alla fine quello che penso, credo, sto imparando e di cui mi sto rendendo conto è che quello che pensiamo, che sogniamo, senza rendercene conto lo stiamo già iniziando a creare nella realtà, si tratta semplicemente di non applicare troppa paura di non riuscire a fare quella cosa, e probabilmente quella cosa diventerà reale, perché tutto quello che tu hai nella testa riguardo al tuo futuro sarà più o meno così.

Ti ringrazio per queste parole perché servivano a me, in questo momento… 

Figurati! Son contento…

Le ultime due domande relative al tuo modo di ascoltare la musica: esistono canzoni che vorresti affrontare, oltre al mash-up che abbiamo visto su VEVO, come cover? Ieri guardavo il concerto per Dalla e pensavo: «Andrea farebbe Come è profondo il mare in maniera perfetta anche con i suoi effettini»…

Si? C’è una rosa di 4, 5 pezzi che io ho già fatto e ce li ho da parte, tipo una cover di Battisti, Amarsi un po’, poi un pezzo di Neffa, Lontano dal tuo sole… un po’ di cose, si. …e ce ne sono sicuramente alcune di Dalla che farei. Non è facile perché io non sono adatto a interpretare bene le canzoni “da cantante”, infatti il modo che ho trovato è cantare come se stessi parlando, i miei testi sono come un dialogo dal punto di vista dell’interpretazione, mi è difficile puntare su cose poetiche e un linguaggio poetico, però ci sono sicuramente molte canzoni che vorrei rifare. Poi mi ascolto per bene Come è profondo il mare

Tra iTunes, YouTube, CD, Spotify ecc… , quali sono i metodi che utilizzi tu per l’ascolto della musica?

Guarda, mi hai fatto questa domanda a fagiolo, è da poco che ho iniziato a utilizzare Spotify e sono veramente ma veramente contento.

Bambino nel negozio di giocattoli?

Si, c’ho l’account premium, e secondo me è il futuro. Ti dirò di più: mi fa venire voglia di nuovo di comprare la musica dopo averla sentita, cioè è assurdo, mi fa venire più voglia di comprare la musica.

Quando la compri, come? iTunes, CD?

iTunes e CD, si, però con Spotify si innesca un meccanismo psicologico: ti è data la possibilità di ascoltare una cosa al massimo della qualità, perché non è YouTube, non devo scrivere il nome di un artista o cercare di meno, perché ci sono altri 147 vicino che sono uploadati da poco e suonano ancora peggio della qualità di YouTube, trovare quello che si mette le dita nel naso piuttosto che il pezzo… Trovo subito la canzone, al massimo della qualità, so che la sto pagando, so che sto usufruendo di un servizio che ho pagato e tutto questo mi fa venire voglia, una volta che ho trovato un artista che mi piace, di comprare il disco, tutto ciò è assurdo.

L’ultima domanda seria però è un po’ complicata, una domanda di rito per tutte le persone che intervisto per iPodmania.it: le tue cinque canzoni definitive, la top5 delle canzoni che ami di più nella tua vita.

*Qui Andrea va seriamente nel panico* (ndMm)

Porca miseria, difficile questa, però vabè… vado molto a istinto: Sicuramente Kiss di Prince, poi sicuramente Black Or White di Michael Jackson, poi sicuramente mettiamo… Lover you shouldn’t come over di Jeff Buckley poi…cavolo è difficilissimo, ne mancano solo due, mi sembra una violenza! *ride* Ehm… Beh, per forza… uff… vabè Gravity di John Mayer.

L’ultima.

Mamma mia, difficilissimo! Devo per forza prendere una di Michael Jackson, sicuramente…sennò potrei trovare… aspetta eh… Beh, diciamo che dovrei dire tipo Bohemian Rhapsody dei Queen, però il cuore… uff… ce ne sono altre, porca miseria.

Bohemian Rhapsody è la mia numero uno, tipo.

Bohemian Rhapsody, si, l’avrei inserita sicuramente. Dai, Bohemian Rhapsody.
LA PLAYLIST DI ANDREA NARDINOCCHI:
#01 Prince Kiss
#02 Michael Jackson Black Or White
#03 Jeff Buckley Lover, you shouldn’t come over
#04 John Mayer Gravity
#05 Queen Bohemian Rhapsody
Intervista di Mm (@MarcoMm) registrata il 5 Marzo 2013. Grazie ad Andrea Nardinocchi per la disponibilità e a Jessica Gaibotti per EMI.

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