Storia di un minuto - impressioni di settembreRecentemente, grazie ad alcune apparizioni televisive, il nome della Premiata Forneria Marconi (PFM), sembra essere tornato di gran voga, quindi come non raccontarvi una delle loro canzoni simbolo: Impressioni di settembre.
Poesia. Poesia fatta di parole e Poesia fatta di suoni. Quali altre parole per descrivere questa canzone nata nel 1971 (come me), cantata dalla PFM, un gruppo di giovani musicisti dediti al rock progressive degli anni ’70.


Partorita dalle menti di nomi illustri della musica italiana, quali Franco Mussida e Mauro Pagani per la musica e Mogol per i testi, divenne da subito un successo strepitoso. Particolare di questa canzone è l’utilizzo di uno strumento innovativo per quei tempi, il Minimoog, un sintetizzatore monofonico analogico che permetteva di creare qualsiasi tipo di suono (parliamo degli anni ’70, quando i computer ancora non c’erano e anche l’elettronica moderna era ancora un sogno lontano).

La canzone (tratta dall’album Storia di un minuto) racconta le riflessioni di un uomo alla ricerca di stesso, in un grande prato che si affaccia sulla campagna, appena risvegliata dalle gocce di rugiada e dalle prime luci dell’alba. Il suo cuore batte forte nel suo petto, ed il suo pensiero vola verso l’infinito e verso la sua amata.

Il testo (che potete leggere sotto), non è molto esteso, ma come tutte le belle poesie, rende tutta la sua magnificenza in poche strofe. Incredibile la struttura armonica della canzone, che parte dolcemente, accompagnando il risveglio della campagna, per poi decollare insieme al pensiero che vaga verso l’infinito e cambiando ritmo spesso, seguendo il testo. La chitarra accompagna sottolineandolo il pensiero, ed il Minimoog si fa sentire quando deve, creando le suggestioni adatte per questa canzone con suoni pazzeschi.

Che altro dire, ascoltatela e fatela vostra nella versione che preferite, visto che questo gioiello della musica italiana è stato interpretato da moltissimi bravi cantanti, Franco Battiato, Marlene Kuntz, Francesco Renga, Mattia Bazar ed anche una moderna versione realizzata Gigi D’Agostino

 
Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c’è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l’odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare d’erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda…
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.
 
Fantastica questa testimonianza live degli anni ’70, nella quale si può ammirare la PFM nel suo splendore giovanile, con le tipiche folte chiome in voga in quegli anni. Emozionante l’applauso che parte appena il Minimoog inizia a suonare.