Se c’è un artista che, in Italia, ha avuto il coraggio di reinventarsi, quello, di certo è Francesco Renga. Parliamo di una delle voci migliori della storia (si, della STORIA) della musica italiana. Nato con il Rock’N’Roll dei Timoria, rinato con una carriera solista nel 2000, e ri-esploso con Sanremo (GIOVANI, da sottolineare) nel 2001, poi ancora Sanremo 2002, e poi ancora la vittoria del 2005 con “Angelo”. Ha deciso di avere accanto una icona pop degli anni 90 come Ambra (assurdo, pensando a QUEL periodo di Ambra) e sono felici. Si arriva così, passo dopo passo al suo ultimo album di studio, atipico per un cantautore pop che viene dal rock più sfrenato. Un album sinfonico, di cover tratte dal repertorio “classico” della musica italiana. Parliamo di Villa, Don Backy, Aznavour… È uno dei dischi di cover più belli che siano mai stati partoriti in Italia, forse ha il difetto di essere uscito in un periodo storico in cui il mercato è saturo di prodotti simili (l’hanno fatto soltanto Pausini, Mannoia, Morandi, Morgan, Matia Bazar, Battiato…), ma resta un disco bellissimo.

Gli arrangiamenti sono totalmente orchestrali. Totalmente. Niente bassobatteriachitarratastiere. Solo archi al massimo (per i quali chi scrive ha un debole), piano al centro di tutto e quella voce versatile come poche, sempre emozionale e sempre efficace.

Oltre ad essere un grande cantautore, questa è la prima volta in cui Renga si mostra come eccellente interprete. L’apertura è affidata a “L’Immensità” di Don Backy particolarmente spaziale e d’atmosfera, perfetta per aprire con suspance ed esplodere a metà brano. “Se perdo te” è trascinante e vorticosa. “Io che non vivo” è interpretata in maniera magistrale ma arrangiata in maniera forse troppo barocca. Ecco, forse una minuscola macchia nello stile del disco si trova nella estrema pomposità di alcuni arrangiamenti, ma è veramente trovare il pelo nell’uovo. Si capisce anche che chi faccia un disco orchestrale voglia un po’ esagerare, altrimenti me lo faccio a casa, voce e chitarra e chi s’è visto s’è visto, quindi ce lo teniamo così e impariamo ad amarlo, anche perchè sia Francesco che la “Celso Valli Ensemble Orchestra” si comportano egregiamente.

L’album è occasione anche per riscoprire perle smarrite del pop italiano d’altri tempi, come “Dio come ti amo”, “Non si può morire dentro” (qui bellissima, altrove mediocre) e “L’ultima Occasione”, singolo d’apertura dell’album. Tra i brani più interessanti troviamo “Pugni Chiusi” con degli archi che sperimentano acrobazie sonore e un’interpretazione da Crooner del Renga nazionale e “Lei (She)”, resa in una versione inizialmente minimalistica (Voce, Piano, Violino) per poi crescere così come l’emozione di chi ascolta che non può fare a meno di perdersi nel perfetto connubio tra i diversi elementi del brano. Meraviglia. “Un’amore così grande” è una canzone che mi riesce difficile giudicare perchè, sinceramente, non riesco proprio a trovarla simpatica, in NESSUNA versione…ma già questa non mi dispiace. Mi è sempre parsa come una canzone scritta per “mettersi in mostra” e dimostrare le capacità vocali. Questa impressione non si ha ascoltando la versione di Renga, in cui la necessità di, come si dice a Napoli, “spararsi le pose” non c’è, ed infatti largo spazio è lasciato all’orchestra, con una semplicità vocale che la rende molto più gradevole. Inutile parlare di “La Voce Del Silenzio”, inquieta e meravigliosa. La traccia più “spettacolare” è la versione riarrangiata di “Angelo”, brano dello stesso Renga, con un attacco d’orchestra clamorosamente d’impatto. Quasi più emozionale dell’originale. E poi una canzone bella resta bella. E “Angelo” è una bellissima canzone. Forse il brano meglio prodotto del disco. Perfetta. L’unico inedito dell’album è “Uomo Senza Età”, in concorso a Sanremo 2009, che narra la storia di un cantante d’opera e delle sue inquietudini, con citazioni della Turandot e del Nessun Dorma con un arrangiamento prettamente orchestrale. Troppo per il festivalone. Troppo. Le performance vocali contenute in questo disco sono eccellenti, impeccabili. E mentre lo ascoltavo, mia madre, leggermente stonata, se l’è cantato tutto tutto. Che dite, è un pregio o un difetto?

[scritto da Mm]

FRANCESCO RENGA
ORCHESTRAEVOCE
2009, Universal
★★
disponibile in: CD /  Download Digitale (iTunes)
TRACKLIST
#01 L’immensità
#02 Se perdo te (The time has come)
#03 Io che non vivo (senza te)
#04 L’ultima occasione
#05 Pugni Chiusi
#06 Lei (She)
#07 Un amore così grande
#08 La voce del silenzio

#09 Dio come ti amo
#10 Angelo
#11 Uomo senza età
#12 Non si può morire dentro
#03 La mente torna (Piano e voce) [iTunes]