Arrivo a questo concerto praticamente distrutto e con la faccia impiastricciata da lacrime e sonno. In macchina, c’è stata una delle più (im)memorabili litigate con mio fratello, una di quelle cose che soltanto con tuo fratello potrebbero accadere, altrimenti ti scordi completamente che poi si fa pace. È il 20 Luglio. A Roma splende il sole ed è una bella, bellissima giornata. La direzione del nostro viaggio è l’introvabile Via Di San Pancrazio, 10, per il “Con Certo” di Morgan, accompagnato dall’orchestra di Massa Carrara. Marco Castoldi, un uomo dalla cultura e bravura smisurata, a cui il sottoscritto deve tanto, tipo, l’esame di stato dedicato alle canzoni dei Bluvertigo. Proprio il giorno prima dell’esame di stato, (anzi, la notte prima) ricevo una mail di Sergio Carnevale, il batterista della band che mi fa gli auguri per l’esame e mi invita ad una data del nuovo tour del Castoldi. E così sono al botteghino, a dribblare la fila perchè (modalità Orgoglio: on) “ho gli accrediti”. Entriamo nella suggestivissima cornice del parco, tra gente che fa Jogging, e nello spiazzale principale troviamo la meravigliosa struttura creata per la rassegna “I Concerti Nel Parco”.
Il Castoldi è lì, sul palco, a registrare un’intervista per SkyTG24, tranquillo e pacioso con la sua aria stralunata. Mi aggiungo al capannello di fan assiepati sotto al palco. C’è la 14enne “bimbaminkia” che l’ha scoperto con X Factor, c’è la quasi30enne che seguiva i Bluvertigo, la 16enne con la passione per la fotografia che non si riconosce nella sua generazione (e con la quale farò, puntualmente, amicizia) e ci sono io. 17enne a metà tra il lavoro di redattore per iPodmania e il fanatismo più ossessivo verso il Nostro. Dopo l’intervista, Morgan si alza e viene verso noi ragazzi assiepati e tranquillo e pacioso (aridaglie) firma autografi e parla con la gente.
Al che decido di urlare: “Marco!”.
Si gira. Mi guarda.
“Questa è la mia maturità!”.
E gli lancio sul palco la mia tesina. 70 pagine di morbidezza con copertina rigida ed apertura a finestra (una roba graficamente molto curata). La prende al volo e esclama “Nooo…bellissimo!” “Ho preso 70”
“Eh, settanta mi da tanta…che vuol dire?”
Tante persone mi hanno detto di non interessarmi del voto della maturità, ma mai quanto stavolta la cosa mi convince, soprattutto se attraverso un gioco di parole dei suoi.
“Volevano uccidermi! Ho suonato “L’Assenzio” all’esame di stato!”
Ride, tanto. Si accovaccia, mi guarda e mi dice “Sei completamente matto”, e mi abbraccia.
Immaginate, voi che avete fatto la tesina della maturità su Verga o su Ungaretti, di ricevere un loro abbraccio di riconoscenza. Solo che forse Verga e Boccaccio nella vostra vita non hanno avuto tanta importanza. Morgan nella mia, si.
Scherza con le persone accorse a farsi firmare il suo libro (“Tutti col mio libro? Ma quanto siete colti…”) e dopo un po’ si ritira nel backstage prima dello show.
Intanto (dopo che un po’ di fan si sono avvicinati chiedendomi come cacchio abbia fatto la tesina sui BV) si staccano i biglietti e si prende posto nella struttura permette una visuale ottima anche nei posti più lontani dallo stage.
Sul palco sale Fabio Cinti, il cantautore pupillo di Morgan, per aprire il concerto. È il suo compleanno e Morgan decide di fargli un regalo salendo sul palco accompagnandolo al piano e sussurrandogli “Tanti Auguri”. Dopo l’opening, è il turno dell’orchestra, diretta dal Maestro Carlo Carcano, che si aggiunge a Megahertz (basso e “postazione sintetica”) e Sergio Carnevale (alla batteria, come nei Bluvertigo).
Salgono sul palco, e l’intro è spettacolare, con il M° Carcano che prende i suoni degli archi e li manipola con un solo gesto delle mani, creando (insieme alle stelle di Roma sopra le nostre teste) un’atmosfera stupenda, rotta però dalla signora al mio fianco: una vecchia bacucca trascinata qua dalla voglia di essere cool che mi chiede “Ma quello pelato è Morgan?”. No, signora mia.
Lui non è Morgan e lei avrebbe fatto meglio a stare a casa a guardare “Passaggio a Nord Ovest”.
Poi il concerto inizia. Marco sale sul palco e si siede alla sua postazione: Pianoforte, Clavicembalo, diamonica, iPad, iPhone (che squilla qualche minuto dopo e costringe il Nostro ad attivare il “Modo Aereo”).
L’apertura è affidata a “Cieli Neri”, l’unico brano dei Bluvertigo che verrà suonato stasera, visto che l’attenzione sarà volta ai brani della carriera solista di Morgan e ad alcune grandi cover, proseguendo il discorso di “Italian Songbook”, impreziosite dall’orchestra e dagli arrangiamenti ariosi. Il gioiello assoluto è sempre lei: “Altrove”, un momento imperdibile per i fan del cantautore milanese, e una performance da brividi conclusa proprio dal pubblico a cui Morgan chiede di cantare, complimentandosi per l’intonazione, dandomi la piccola soddisfazione di aver “cantato con Morgan”. Grazie, Mà.
Altro attimo degno di nota è l’esecuzione che tutti attendevano al Festival Di Sanremo, che non ci avrebbe delusi, eh no. Ascoltata dal vivo, “La Sera” è emozionantissima, con Morgan che dopo l’operazione alle corde vocali ha acquistato qualche tono in estensione e non ha paura di lanciarsi in complicate acrobazie vocali. Altro che modi, luoghi e laghi.
Dal pubblico qualcuno chiede di eseguire brani dei Bluvertigo, e Marco, alla voce che urla “Sono=sono”, risponde candidamente “Buon per te”. Morgan non si risparmia, dà l’anima, scherza con la band, col pubblico, rigira il microfono, gioca con gli strumenti, con l’iPad da cui fa partire synth stellari e fa impazzire il backliner addetto ai suoi strumenti. Suona di tutto, fuma sul palco, riesce a cavare suoni anche dalla lattina di Coca-Cola e dalla sua stessa gola mentre beve e dopo la divertente “Crash” lancia il basso costringendo il suo backliner a recuperarlo al volo.
Suona “Parla Più Piano” (il tema de Il Padrino), e la signora accanto a me la canta a squarciagola stonandola tutta e stonandomi le orecchie, per poi eseguire più che magistralmente due cover di De Andrè. Al termine della travolgente “Un Giudice”, qualcuno del pubblico chiede che Morgan suoni “Il Cantico Dei Drogati”, ma la risposta sarà “No, mi sembra troppo pertinente”, promettendo però nelle prossime date “L’Assenzio”, composta col maestro Carcano. Ecco, è anche autoironico, il ragazzo, dopo tutto ciò che gl’è successo.
Dopo aver suonato tutto il suonabile, arriva anche un Ukulele, con cui Morgan esegue “U-Blue”, brano dedicato alla figlia Anna-Lou.
Un’altra perla dello show è “Amore Assurdo”, che inizia con un synth suonato su iPad e che è una delle composizioni migliori del Castoldi, qui quasi lacrimevole e intensa…’che quasi piango.
Ciò che lascia sconvolti è il perfetto incastrarsi dei ruoli tra il frontman, la band e l’orchestra. Morgan e Sergio sono in alchimia perfetta, sembra quasi non di vedere un cantantepianista e un batterista, ma due dei Bluvertigo.
Dopodichè il Castoldi, se ne va.
Ovviamente è la solita pantomima da concerto che precede i Bis.
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I bis che sono “The Long And Winding Road” dei Beatles lascia seriamente senza parole dalla perfezione con la quale viene eseguita (a mio avviso uno degli arrangiamenti orchestrali migliori nella storia della musica pop, qui reso perfettamente, nonostante la vecchia accanto a me l’abbia cantata tutta stonandola e senza acchiappare una parola una), “Una storia d’amore e vanità” (mah, a chi sarà mai dedicata?) e quella che secondo Morgan è la canzone pop perfetta: “Il Nostro Concerto” di Bindi: sintesi perfetta tra l’emozione dell’orchestra, la bravura della band, le capacità al piano e la vocalità di Morgan.
Il concerto finisce, ma Morgan non lascia il palco, saluta tutti, ringrazia il pubblico quando è invece il pubblico a voler ringraziare lui.
No, non se ne va, intona al piano “Arrivederci” di Bindi e poi richiama a raccolta l’orchestra per un ultima canzone, nemmeno prevista in scaletta (che io avevo sbirciato prima dello show), ovvero “Qualcuno Tornerà” di Piero Ciampi.
Quasi non vuole andarsene..Morgan è tornato a fare ciò che vuole e che deve: Suonare, lontano dai pettegolezzi e dai casi.
Suonare, ciò che riesce meglio, ciò in cui eccelle.
Incontro Sergio Carnevale, gli regalo il disco di mio fratello, facciamo un po’ di chiacchiere, parla tranquillamente dello show e sembra felice di incontrarmi.
Saluto la fotografa, entriamo in macchina e, accompagnato dalle stelle di Roma, lascio che le cose mi portino altrove.
Non importa dove.
[scritto da Marco Mm Mennillo]
[photo by Marzia Marini, Francesco Mennillo]