Tra i vari servizi musicali presenti sul web, uno di quelli che ha creato maggiore attesa e curiosità è Spotify. Spotify si preannuncia come un servizio rivoluzionario, una sorta di browser di tutta la musica scibile, in streaming completamente gratuito. Per attivarla è necessario avere un invito (e qui è consigliata la caccia all’invito sul web, tra persone che, come il sottoscritto stavano per disfarsene per sbaglio), e essere in Inghilterra: ovviamente il qui presente redattore non si è (purtroppo) trasferito a Camden o Piccadilly Circus, ma banalmente è rimasto nella piccola Giugliano in Campania ed ha usato un proxy UK…basta una ricerca su Google, e l’ostacolo è aggirato. Anche perchè ciò è necessario soltanto per la registrazione, dopo la quale il programma sarà accessibile senza alcuna limitazione, eccetto le opzioni premium, utilizzabili previa un pagamento di €9.99 mensili. Dopo il salto la recensione completa.

L’applicazione si presenta in uno stile molto consono a Mac, quasi come se fosse un’estensione di iTunes, mostrandoci in home le novità del catalogo, i singoli in uscita recente e le hit consigliate dal motore del servizio. In basso, “Artists you may like” gli artisti consigliati secondo il nostro gusto, stando alle canzoni che il player ha trovato nella nostra libreria di iTunes. Nelle “top lists”, le classifiche dei brani e degli album più ascoltati dalla piattaforma. Sulla sinistra una sidebar con diverse linguette: Home, Radio, Play Queue e Purchases.

Ascoltare le canzoni è semplicissimo: basta cercare un artista o una canzone per trovare qualunque cosa: cliccando sul nome di un artista troveremo la pagina dell’artista divisa nei diversi album e doppiocliccando un brano o un album, lo si ascolta…davvero semplice e intuitivo.

In basso a sinistra una grande interfaccia per l’artwork del brano, e inoltre c’è la possibilità di creare delle vere e proprie playlist trascinando la canzone sulla apposita zona della sidebar. La queue è una sorta di “libro” in cui inserire le canzoni da ascoltare in sequenza: se sto ascoltando “Bohemian Rhapsody” di Queen+The Muppets, posso (con un comando eseguibile dal tasto destro) aggiungere “Use Somebody” dei Kings Of Leon alla coda di riproduzione, senza uscire dalla finestra “artista”. Sempre nella sidebar compariranno le ultime ricerche effettuato, e per cancellarle basterà semplicemente schiacciare il tasto canc.

Il catalogo è dannatamente sterminato, comprende anche versioni alternative e singoli comprese di B-Side. Tra le nostre “scoperte” una rara intervista “fantasma” degli Oasis e una versione francese di un brano di Tiziano Ferro. Non sono presenti però artisti appartenenti ad etichette indipendenti come, nelle nostre ricerche, A Toys Orchestra e Simona Molinari.

La qualità audio è più che buona, anzi quasi ottima, ma manca l’elemento dell’acquisto che appaga l’appetito della shopping victim, cosa che invece si prova maggiormente in iTunes. Tuttavia è un’ottima soluzione nei momenti di indecisione sul se acquistare o meno un brano o un album da iTunes, ed è anche possibile acquistare i brani singolarmente o scaricarli in maniera illimitata attraverso l’account premium a pagamento.

Poi ci sono le radio, con un sistema molto simpatico. Si sceglie la decade di riferimento (dagli anni 50 ai 2000 e anche prima) e il genere, anche selezionando elementi multipli. Il sistema ci consegnerà un flusso ininterrotto di brani che seguono le nostre indicazioni.

Spotify, in conclusione, non può sostituire l’immancabile iTunes, ma può esserne un compagno affidabile, nella scoperta di nuovi artisti oppure nell’ascolto di canzoni random, come alla radio. L’elemento “free” lo rende appetibile e quello dell’esclusività lo rende ancora più ricercato. Il consiglio è di tenerlo sul mac per qualunque evenienza e, vedrete che lo utilizzerete molto spesso.

Anche solo per ascoltare Lady Gaga, che vi piace, senza comprarla, evitando così le prese in giro degli amici rockettari! [scritto da Mm]