icheEccolo lì, allampanato e pallido anche a fine agosto. E’ Marco, il mio amico di chat alla fermata dell’autobus: “Ciao bella”. “Ehi ciao! come butta?”. Mi piace usare questo linguaggio giovanile anche se ho superato la trentina, mi dà un po’ di smalto. E Marco è così giovane e flashato che non usare questi termini lo spiazzerebbe. Di solito comunichiamo con l’istant messaging e le emoticon, ma il caso ha voluto che abitiamo nello stesso isolato e a volte ci ritroviamo insieme in autobus. In queste occasioni lui guarda allucinato fuori dal finestrino e io fisso lo sguardo sulla strada, nel timore remoto che qualcuno abbia sovvertito l’ordine dei palazzi.

Esordisce annunciandomi una grande novità. Qualcosa che ha a che fare con la Apple, i Mac, forse la Motorola e non so cos’altro e che il 7 settembre sarà svelato al mondo intero con un evento interplanetario. Poi conclude: “Se potessi rinascere vorrei essere Steve Jobs. Troppo figo!”.

Annuisco come se avessi afferrato al volo a chi si riferisce, ma dal seguito comprendo chi sia questo personaggio che ha a che fare con la Apple. Pare che l’attenzione di giornalisti, analisti, osservatori sia tutta concentrata sul 7 settembre e che debba nascere un iQualcosa che potrebbe rivoluzionare il mondo della telefonia, o della musica o di che so io. E a proposito di rivoluzione, Marco ci tiene proprio tanto a dirmi che con gli iMac la Apple ha cambiato il mondo.

“Prima i computer erano grigi. Poi è arrivato l’IMac e niente è stato più come prima”.
“Uh? Niente di meno”, lo interrompo stupita.
“I migliori designer hanno creato gli oggetti più disparati ispirandosi al mondo Mac. Pensa che sono nati ferri da stiro, stampanti, motorini, penne, portachiavi, hard disk e scanner in plastica trasparente e colorata, solo per dirne alcuni.”
In effetti, ricordo di aver visto qualche oggetto di ispirazione Mac in un grande negozio di Liste Nozze dove sono stata qualche sera fa. La commessa li consigliava alle coppie di sposi under 30.

“Per fare solo un esempio di innovazione, pensa all’IPod. E’ praticamente il walkman digitale del terzo millennio e, una volta uscito, gli sono andati tutti dietro per copiarlo”, conclude Marco. Apprezzo molto che mi parli di queste cose come se le spiegasse al suo fratellino di 8 anni. In qualche maniera riesco a sentirmi al passo con i tempi. Ed è una cosa estremamente importante quando si avvicinano eventi come quello del 7 settembre. Non trovate?

Certo mi inquieta la fede pura di Marco e dei suoi amici al mondo Apple. Per lui è uno stile di vita, una filosofia. E gongola all’idea che stia per arrivare un IAggeggio che più innovativo non si può. Mi prefigura scenari che per me hanno del fantascientifico. Dice che un IPhone sarebbe troppo scontato. E’ più dell’idea di un IPod Video con uno store dedicato o un dispositivo portatile con tutti gli optional, magari di quelli che si riavvolgono. Qui mi stupisco, abbiate pazienza. “Come, si riavvolgono?!”. Mi spiega che esistono dispositivi con tastiere e display che si arrotolano. E si mettono in tasca. E’ sorprendente come il mio emisfero dello shopping vada velocemente al galoppo verso una versione very cool di una diavoleria del genere. Da abbinare, magari, ai jeans, ai miei nuovi stivali o alla morbidissima pashima che ho adocchiato in quella vetrina.

La prossima fermata è la nostra. Mi alzo e mi avvio all’uscita. Come una sorella maggiore, mi sento di dire qualcosa che disilluda un po’ il mio amico. Non vorrei che rimanesse deluso da ‘sti tipi della Apple. Così formulo una frase che nemmeno mia nonna avrebbe avuto il coraggio di pronunciare: “Ma quale innovazione, Marco. Quelli passano il tempo a trovare idee solo per spillarci soldi ”. Lui fa il sorrisino di chi ha il mondo (arrotolato) in tasca. E io mi appunto mentalmente la data del 7 settembre. Non si sa mai.

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